Biografia

Iacopo Boccalari, architetto di formazione, dopo una laurea magistrale e qualche anno di lavoro tra Italia e Svezia decide di votarsi completamente alla sua passione: comunicare attraverso le immagini.



Ho iniziato con la fotografia, prima giocando con un reflex Yashica FX-3 a pellicola di mio padre della quale conservo ancora il certificato di garanzia di Fowa!
Dopo aver sviluppato i primi rullini ho deciso di comprarmi una reflex digitale molto economica con un 50mm ƒ1.8 e un 10-20 mediocre perchè non potevo permettermi altro.

Nel frattempo i video per me erano semplicemente le riprese al mare o al compleanno fatte da mio padre con una videocamera che registrava su mini-DV.
Un giorno però verso il 2009, un programmatore russo che ancora ringrazio, ha pubblicato un software capace di registrare il segnale del live-view della mia reflex collegandola al computer con un cavo USB.
Lì ho capito che era in corso una rivoluzione, da quel momento avrei potuto controllare fuoco, esposizione e soprattutto profondità di campo non solo nella fotografia, ma anche nei video.

Appena installato quel software, ho iniziato a girare casa con il Mac attaccato alla reflex per registrare tutto quello che mi capitava a tiro ed entro sera avevo finito di montare il mio primo video. Riguardandolo oggi mi rendo conto di quanto sia ridicolo, però traspare la voglia di comunicare qualcosa.

Già durante gli studi mi è stato commissionato qualche video che ho realizzato con grande passione e ho sempre investito in attrezzatura i soldi guadagnati.
Con le idee molto confuse e un po’ di timore reverenziale verso i professionisti dell’audio/video, non riuscivo a considerare il mio un vero e proprio lavoro.
Così ho terminato gli studi da architetto e ho lavorato come tale, coltivando sempre in parallelo la mia passione per le immagini. Nel 2014 la voglia di fare video è esplosa ed ha prevalso sull’architettura con la quale ho sempre avuto un rapporto di amore/odio.

A distanza di 6 anni e tante esperienze dal mio primo video, mi ritrovo con Fowa al mio fianco e un kit di lenti Xeen T1.5 in una valigetta.

Ora lavoro con Visual Working, siamo una casa di produzione e abbiamo diverse macchine da presa nel nostro arsenale che usiamo in base alle esigenze del progetto, la scelta è spesso determinata dal budget e dai requisiti particolari come la capacità di registrare ad alti frame rate oppure di produrre immagini di qualità anche in condizioni di scarsa luce.
Ovviamente se il budget non è un problema, la soluzione è noleggiare una RED, ma a prescindere dalla camera sulla quale sono montate, le lenti Xeen che utilizzo riescono sempre ad aggiungere qualità al lavoro, l’escursione e la precisione della ghiera di messa a fuoco permettono di fare cose che sono semplicemente impossibili se si usano lenti fotografiche progettate con l’autofocus in testa.

Ho realizzato tanti progetti che mi hanno dato grosse soddisfazioni una volta finito, ma il lavoro più bello della mia vita non esiste e di certo non posso essere io a definirlo.
Sono molto autocritico e penso che questa sia la caratteristica che più di tutte mi spinge a migliorare e impegnarmi di più progetto dopo progetto. Forse non sarò mai soddisfatto appieno del mio lavoro e se mai lo sarò, forse allora sarà arrivato il momento di smettere.
Uno dei lavori che nell’ultimo anno mi ha divertito di più è sicuramente stato il progetto fotografico per allestire lo stand Fowa al photoshow di Milano. È stato bello vestire i panni del direttore artistico e i progetti di fotografia sono sicuramente più rilassanti di quelli video.

Il progetto più difficile?
Ultimamente una grossa parte dei lavori che ho seguito è stata incentrata su uno sport all’aria aperta. Progetti di questo tipo possono rivelarsi molto difficili per colpa delle condizioni meteo, la scarsità di tempo e altri fattori.

Di recente, ad esempio, ho girato un video nel quale ho riposto molte aspettative, per un brand di abbigliamento sportivo, soprattutto da sci.
Per girarlo sono stati coinvolti 4 atleti di alto talento ed è stato organizzato tutto con precisione in pre produzione, quindi mi sono sentito molto sicuro fino al giorno dello shooting.
Peccato che quest’inverno sia stato il meno nevoso dai tempi del big bang e appena arrivato in location per un sopralluogo ho visto montagne ricoperte di... terra.
In questi casi, se ti fai prendere dallo sconforto è finita, quindi ho reagito e ho provato a risolvere tutti i problemi che non ci sarebbero mai stati se la location fosse stata ben innevata.

Insomma a volte un progetto parte come facile e si rivela difficile, altre volte un progetto che credevi difficile ha una svolta improvvisa ed è tutto in discesa.

In realtà usare la mia creatività per risolvere problemi è una delle cose che mi dà più soddisfazione, quindi accolgo positivamente gli imprevisti e li sfrutto per tirare fuori idee originali che non avrei avuto se fosse filato tutto liscio.

Se invece devo pensare ad un singolo giorno difficile più che a un progetto, è stato sicuramente l’inverno scorso a Livigno durante una gara di freeride. Tutto il giorno con i piedi nella neve, immobile, cercando di seguire gli sciatori dall’altra parte della vallata come un cecchino con un tele da 500mm e un moltiplicatore 2x. Il termometro segnava -20°C, a fine giornata non mi ricordavo più di avere delle dita.

Il mio obiettivo in generale è di alzare il livello delle mie produzioni, mi piace molto sperimentare e voglio trovare sempre più clienti che credano in me e si fidino quando propongo una strada meno convenzionale.

L’obiettivo più concreto e a breve termine è quello di realizzare un cortometraggio che ho in testa da qualche mese. Mi piacerebbe anche girare videoclip musicali, spero mi si presenti l’occasione al più presto.