Biografia

Enea Discepoli, classe 1951 (forse…!)


Nel senso che non li dimostra, nell’aspetto ma soprattutto nella mente, e nel cuore.


La sua prima fotocamera è stata una Minox B, nel 1976, donatagli dal grande Mario Giacomelli. Gli diede anche una Mamiya Press 6x9, ingombrante quanto meravigliosa con cui fece un grande reportage nel Piccolo Tibet, il Ladakh.


Poi è passato alla Pentax K-1000. Enea si è avvicinato alla fotografia relativamente tardi, verso i 18 anni, perché riteneva che nella vita o viaggiava o fotografava; era molto scomodo viaggiare con la pellicola, all’epoca la fotografia e la fotocamera gli erano d’impiccio. Con la Pentax K-1000 si trovò perfettamente, una fotocamera leggera e di dimensioni ridotte quanto efficiente.


Poi per una decina di anni non ha fotografato fino ad approdare nuovamente alla fotografia con le digitali fino ad arrivare alla K-5, con questa fotocamera si è reso conto che poteva riprendere a fare il fotografo.


La sua K-5 è corredata da 18-55mm, e poi ha un 300mm: Enea non è un “tecnico fanatico” è un fotografo che si concentra sull’immagine e non sul mezzo, e molte delle migliori foto che ha scattato le ha fatte con la fotocamera addirittura in modalità “green”.


C’è chi fotografa e chi è appassionato di macchine fotografiche. Mario Giacomelli scattava sempre e solo con una 6x9, un corpo macchina di una Speed Graphic con le lenti fatte apposta, non usava l’esposimetro, ed Enea è stato “ imprintato” su questa via. La fotocamera per lui è solo una protesi del suo occhio: “La devo conoscerla senza lasciarmi intimidire”. Della K5 apprezza innanzitutto la straordinaria qualità delle immagini in condizioni di luce scarsa o di notte.


E’ rimasto molto colpito anche dalla robustezza: l’anno scorso, durante gli è caduta la borsa nel Gange: era la ricorrenza del Maha Kumba Mela, una cerimonia religiosa importante che avviene ogni 12 anni e dove 11 milioni di fedeli fanno il bagno nel Fiume Sacro, gli è caduta la borsa, la borsa non era neppure fotografica ed era completamente allagata, l’ha recuperata, la K5 come tutto il resto dell’attrezzatura erano rimaste sott’acqua alcuni istanti, ha asciugato la K-5 e ha cominciato a scattare come se niente fosse. Di recente a Kiev a -15 gradi sotto zero un mese fa è andato per seguire le manifestazioni. La temperatura massima era -11°C e scendeva di notte fino a punte di  – 24 gradi sotto zero; lì per sicurezza si era portato anche un altro corpo macchina di un altro brand: la K-5 ha continuato a funzionare anche a temperature bassissime, l’altra gli ha dato dei grossi problemi.” I miei reportage sono sempre molto duri, coinvolgenti. Il dovermi trovare tra migliaia di persone superando questa emotività rimanendo lucido calmo, nello scattare, nell’organizzarmi non è una cosa facile.


Chiudere con uno scritto di Mario Giacomelli ci sembra doveroso:


SE VIVESSI ALMENO UN GIORNO,
SE POTESSI VIVERE,
SE IO VIVO,
NON SAPRÒ MAI SE ERA VERO
CHIUDERÒ GLI OCCHI
E MI VEDRANNO MORIRE,
NON CI SARÀ NÉ PRIMA NÉ DOPO,
LASCERÒ LA MIA PORZIONE
IN UN CHIUSO GIARDINO DI SOGNI
E IN TUTTI I POSTI,
IN TUTTE LE VIE,
STARANNO A RACCONTARE
IL ROVESCIO DELLA MIA VITA
DOVE MUORE LA MORTE

NON SAPRANNO MAI SE ERA VERO.

MARIO GIACOMELLI

My Social Life

Domande

 

La tua prima fotocamera: Una Mino B donatami dal grande Mario Giacomelli

 

 Il tuo corredo attuale: Penta K5 ( lavata nelle acque del Gange – quando si dice una pulizia radicale del sensore…-) con un 18/55mm e un 300mm.

 

Il tuo scatto più bello: “Senza dubbio la prima volta che sono stato in Siria, seguivo un gruppo di combattenti, avevo questa amicizia con una leader della rivolta, l’hanno ucciso sotto i miei occhi e ho avuto il sangue freddo di fotografarlo, e quell’immagine ha fatto il giro del mondo, un po’ come il miliziano ucciso di Robert Capa. La foto deve servire a qualcosa, e non rimanere fine a sé stessa”.

Il progetto più difficile: “Il prossimo progetto che sto affrontando, in questo caso quello sulla immigrazione clandestina, seguire un profugo che dalle sponde del Nord Africa passa questo Mare Mediterraneo per venire in Europa.

 

Il tuo goal: Il primo scegliendo Pentax, il secondo nell’aver condizionato alla fotografia mia figlia Asia Sofia, lei ha 15 anni, anche lei usa Pentax, è entusiasta e fotografa molto bene